Equilibrio di volumi e ricerca di materiali nel progetto UdA per un palazzo a Kuwait City. Che custodisce, come una fortezza, l’esistenza dei suoi abitanti. Tra splendore e sobrietà
di Jérôme Dion - foto di Matthieu Salvaing
Lo skyline di Kuwait City si trasforma lentamente, sull’esempio delle città vicine, Doha in Qatar, Dubai e Abu Dhabi. Alte torri ultramoderne dalle luci multicolori...read more
Equilibrio di volumi e ricerca di materiali nel progetto UdA per un palazzo a Kuwait City. Che custodisce, come una fortezza, l’esistenza dei suoi abitanti. Tra splendore e sobrietà
di Jérôme Dion - foto di Matthieu Salvaing
Lo skyline di Kuwait City si trasforma lentamente, sull’esempio delle città vicine, Doha in Qatar, Dubai e Abu Dhabi. Alte torri ultramoderne dalle luci multicolori iniziano a comparire nel paesaggio urbano. A qualche entinaio di metri dalla famosa Torre della Liberazione si trova il quartiere Shuwaikh Residential, dove i terreni hanno un valore quasi inestimabile. Qui risiede la maggior parte delle famiglie storiche più in vista del Paese; qui, da un paio d’anni, sorge un palazzo dal forte carattere contemporaneo. È il risultato di una collaborazione, durata cinque anni, tra l’architetto italiano Massimiliano Camoletto - studio UdA - e la famiglia Al Ghunaim, che desiderava rinnovare il proprio modo di abitare secondo canoni di gusto occidentale. Desert Rose il nome in codice del progetto, che rade al suolo la vecchia casa anni ’80 e nel medesimo spazio innalza un elegante monolite in limestone di imponenti dimensioni. Sabah Al Ghunaim avanza richieste precise: grandi spazi per ricevere (necessità assoluta in Kuwait, dove la consuetudine di accogliere ospiti riflette lo status sociale), ambienti privati lussuosi ma senza ostentazione, un arredamento omogeneo.
Il proprietario supervisiona ogni dettaglio nella costruzione dell’edificio, ma quando si tratta di scelta di materiali interni e arredi affida il compito alla moglie Lamya, donna colta, sofisticata e aperta al mondo. “Ho cercato l’armonia d’insieme con la fusione di stili diversi: gli elementi cari alle mie radici mediorientali (grandi tappeti, arazzi...) e quelli d’ispirazione internazionale. Determinante l’apporto creativo dell’architetto, che ha anche disegnato pezzi su misura di grande eleganza”.
Il piano interrato ospita garage, appartamenti per il personale e un immenso salone delle feste. Al piano terra, una sala da pranzo con un tavolo in acciaio brunito e massello di Bois de Rose per 16 persone, un soggiorno con ampi divani in pelle, e la Dewaniya, ambiente riservato agli uomini, dove il capofamiglia riceve i propri invitati nelle occasioni importanti. Filo conduttore materico il marmo, fatto venire dall’Italia (portoro), dal Canada (labradorite), dalla Birmania (occhio di tigre), dall’India. Una scenografica scala rivestita in ottone collega i piani. Al primo si trova lo spazio privato della famiglia: oltre alle camere, sala tv e una zona pranzo annessa a un living aperto sul patio. Fuori c’è una piscina sospesa, affacciata sulla città ma invisibile dalla strada: la privacy è un must in un Paese dove si vive nascosti. Riservato agli ospiti il quarto livello, con palestra e Spa, l’ultimo di una grande casa dove è bello incontrarsi. E facile perdersi
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